Il Secolo XIX 16 giugno 2006
Dopo il referendum, l'assemblea costutuente
Non paghi di una campagna elettorale senza fine, i
due poli stanno trasformando anche il referendum del 25 giugno, sulle
nuove norme costituzionali in uno scontro tra coalizioni incapaci dì trovare
un minimo di terreno comune.
Se vincessero i SI avremmo una nuova Costituzione, migliorativa in alcuni
punti — per esempio, il federalismo Galleggiato dall'attuale Titolo
V ridurrebbe i suoi effetti negativi — e peggiorativa m altri,
a cominciare dal modo di legiferare, che accentuerebbe l'ingovernabilità,
Se vincessero i NO avremmo il vantaggio di non alterare gli equilibri
istituzionali, ma manterremmo in vita un titolo V che ha generato un
enorme contenzioso tra lo Stato e gli enti locali e prodotto una spesa
fuori controllo. alimentata soprattutto dai costi non coperti del federalismo
amministrativo. Il problema è che l'alternativa referendaria spinge
a difendere due riforme costituzionali sbagliale; nel merito, perche
entrambe insistono nella deriva "localistiea" che ha periato
il Paese alla paralisi decisionale, vittima dei veti del "partito
del no a tutto": sul piano de] metodo, perché entrambe sono
state approvate a "colpi di maggioranza". Questa situazione
paradossale è il prodotto dell'utilizzo improprio dell'articolo
13K della Costituzione: i "padri fondatori" lo avevano pensato
come strumento per realizzare modifiche relative a temi specifici, su
cui chiamare il corpo elettorale ad opporre il successivo suggello. Un
disegno coerente, quello dei costituenti, che un'inaccettabile "guerra
civile" ha travolto, togliendo significato ad una scelta che con
un sì o un no costringe a decidere su una moltcnlicità di
Dunque, qualunque sia l'esito del referendum del 25 giugno, bisognerà curare
le ferite mferte alla carta fondativa della Repubblica e nello stesso
tempo modernizzarla — pur salvaguardandone i principi fondamentali — per
mettere in condizione il Paese di affrontare le grandi sfide del presente
e alle giovani generazioni di potersi costruire il futuro.
Per questo facciamo appello alle componenti più aperte e dialoganti
degli Opposti schieramenti perche assumano l'impegno, prima del referendum,
di dar vita, subite dopo, ad un processo politico e parlamentare che
porti alla convocazione di un'Assemblea Costituente, come luogo deputato
alla riscrittura delle regole condivise. Analogo appello rivolgiamo alle
forze sociali, agli interessi, alla società civile, perche mettano
in campo un' iniziativa capace di indirizzare l'opinione pubblica verso
questo obicttivo. Cosi come facciamo voti che la sensibilità del
Capo dello Stato possa fare del Quirinale un prezioso punto di riferimento
per chi sente la necessità di ritrovare lo spirito costituente.
Per aprire una nuova stagione politica c'é bisogno di rifondare
su nuove basì il sistema politico, dì modernizzare le istituzioni,
dì rinnovare profondamente la classe dirigente, di ritrovare la
strada dello sviluppo economico. Obicttivi perseguibili con una suprema
Assemblea che. grazie al mandato popolare e l'alto valore anche simbolico
che avrebbe la sua convocazione 60 anni dopo, disporrebbe dell'autorevolezza
e della coesione necessari? a modernizzare seriamente un assetto istituzionale
che non risponde più alle attese ed alle esigenze di un Paese
che deve riacquisire fiducia.